Honorine la faceva così. Stesa su un letto di finocchio selvatico, come per farla stare comoda, nemmeno si vedesse che era morta. E quando decideva di metterne una in forno quasi sempre era perché sarebbe passato Fabio. Allora ci voleva un pesce speciale, una palamita che viva non era ma che avrebbe potuto esserlo, tanto era fresca. Nessun trucco, nessun accorgimento speciale, nessun condimento segreto. Il limone nella pancia, uno di quelli del vaso grande, più per tenerle aperto il ventre e farla cuocere bene che per reali esigenze d'aroma. Il segreto, l'unico segreto di quel pesce era la franchezza. Quello che vedevi era la verità, né più né meno. Quella schiettezza che Fabio stesso aveva sempre apprezzato; a dire il vero per lui mangiarlo quel pesce era quasi un atto di autocannibalismo. Non se ne sarebbe mai reso conto, perché Honorine sapeva come presentargli la cena e fare in modo che pensasse ad altro, che distogliesse lo sguardo da tutti quei morti ammazzati e dallo schifo degli ultimi mesi. Ma lui era quella palamita; momentaneamente disteso su un letto di finocchietto morbido, perché non sentisse tutto il dolore di ciò che intorno a lui urlava disperatamente.
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