venerdì 20 marzo 2015
mercoledì 18 marzo 2015
T'ho comprato il...
Io non la guardo mai, la televisione. Poi capita che la guardi, passa lo spot della Coop e come al solito succede quel che succede sempre: vedo.
Intervistano la gente in strada, tre o quattro secondi l'uno, domanda a bruciapelo.
La domanda non è importante, è importante lui. Lui che gira in bici e attaccato al manubrio cosa c'ha? Un fanale a carburo!
Ma dove l'hanno trovato?
Ed è così che mi viene in mente la canzoncina. Ve la ricordate no?
"T'ho comprato il fanale a carburo...."
Intervistano la gente in strada, tre o quattro secondi l'uno, domanda a bruciapelo.
La domanda non è importante, è importante lui. Lui che gira in bici e attaccato al manubrio cosa c'ha? Un fanale a carburo!
Ma dove l'hanno trovato?
Ed è così che mi viene in mente la canzoncina. Ve la ricordate no?
"T'ho comprato il fanale a carburo...."
sabato 7 marzo 2015
Una tranquilla notte di tempesta
È cominciato col grecale. Le previsioni lo dicevano, eppure nessuno si aspettava un evento del genere. Tutta la notte nel dormiveglia a sentire le raffiche e i tonfi, i rumori della lamiera e lo sbattere furioso delle imposte. Al mattino la Versilia si è svegliata, ma per metà è rimasta coricata. Sono rimasti a dormire gli alberi, i pali della luce, la segnaletica. Appisolati sui tetti delle case, lungo le strade, sopra le auto parcheggiate. Un dormiveglia sonnacchioso di tonnellate di legno resinoso e profumato, acciaio e lamiera, rimasti a dormire come narcotizzati, inebetiti dal vento che ha continuato a soffiare in folate inaspettate per tutta la giornata. Il bollettino è deprimente. Dalla finestra si vedeva uno sfacelo. A girare per strada in auto, a un giorno di distanza, sembrava d'essere a Sarajevo ai tempi della guerra nei Balcani. Le foto parlano da sole.
lunedì 2 marzo 2015
Virginiana Miller - Premeditazione di una storia d'amore
Il testo che segue potrebbe sembrare fiction, o fanfiction.
In realtà l'ho sognato l'altra notte.
Un sogno vivido, partecipato, di quelli che quando ti svegli ti lasciano per qualche minuto col dubbio che quello che hai sognato fosse vero.
O forse era la polenta col coniglio in umido, non so.
---
"Allora, l'hai preso?"
"No."
Il Tirreno pubblicizzava da un mese l'imminente uscita del nuovo album dei Virginiana Miller, "Premeditazione di una storia d'amore", in allegato col giornale. Nei negozi di dischi, all'uscita, era stato impossibile trovarlo e questa che sembrava essere l'occasione buona era svanita inspiegabilmente come una bolla di sapone. Per qualche ragione a me ignota Marco, mio fratello, era uscito per comprarlo ed era tornato a mani vuote.
"Era già finito???"
"No, non è neanche uscito."
"Come no?"
"C'era un paginone intero in cui il giornale si scusava coi lettori ma per ragioni non bene precisate, al momento di andare in stampa avevano deciso che non era il caso. Inquietante vero?"
"Abbastanza. Allora quelle voci sui forum..."
"Sì, a quanto pare erano fondate."
Nei giorni passati, sui forum si speculava abbondantemente su quest'album che a quanto pare, pur attesissimo, non aveva venduto quasi nessuna copia. Ora anche il Tirreno aveva ritirato la promessa all'ultimo minuto.
Nessuno in effetti sapeva bene cosa contenesse: nessun promo, nessun singolo, nessun leak. Su qualche forum c'era chi sosteneva che Lenzi avesse dichiarato che probabilmente la gente non era ancora pronta per un album così; qualcuno sosteneva che non avesse venduto quasi nessuna copia per il semplice motivo che i negozi non ce l'avevano affatto e a veder bene anche noi non l'avevamo trovato da nessuna parte; giravano voci che avessero utilizzato strumenti assurdi come le Onde Martenot e diversi modelli di Glockenspiel; c'è chi aveva messo in giro la voce che ci fossero addirittura campionamenti della misteriosa melodia futurista perduta, intitolata "Arie Sottili", di cui Bardi aveva ritrovato un'incisione su cilindro fonografico.
Insomma, se tutto fosse stato vero avremmo potuto parlare di complotto senza alcun dubbio.
Ma perché? Che scompiglio avrebbe potuto mai creare un disco della band livornese? Neanche si parlasse di Abdul Alhazred.
Ma la sostanza era che questo disco non ce l'avevamo, e forse non l'avremmo mai ascoltato.
Merda.
In realtà l'ho sognato l'altra notte.
Un sogno vivido, partecipato, di quelli che quando ti svegli ti lasciano per qualche minuto col dubbio che quello che hai sognato fosse vero.
O forse era la polenta col coniglio in umido, non so.
---
"Allora, l'hai preso?"
"No."
Il Tirreno pubblicizzava da un mese l'imminente uscita del nuovo album dei Virginiana Miller, "Premeditazione di una storia d'amore", in allegato col giornale. Nei negozi di dischi, all'uscita, era stato impossibile trovarlo e questa che sembrava essere l'occasione buona era svanita inspiegabilmente come una bolla di sapone. Per qualche ragione a me ignota Marco, mio fratello, era uscito per comprarlo ed era tornato a mani vuote.
"Era già finito???"
"No, non è neanche uscito."
"Come no?"
"C'era un paginone intero in cui il giornale si scusava coi lettori ma per ragioni non bene precisate, al momento di andare in stampa avevano deciso che non era il caso. Inquietante vero?"
"Abbastanza. Allora quelle voci sui forum..."
"Sì, a quanto pare erano fondate."
Nei giorni passati, sui forum si speculava abbondantemente su quest'album che a quanto pare, pur attesissimo, non aveva venduto quasi nessuna copia. Ora anche il Tirreno aveva ritirato la promessa all'ultimo minuto.
Nessuno in effetti sapeva bene cosa contenesse: nessun promo, nessun singolo, nessun leak. Su qualche forum c'era chi sosteneva che Lenzi avesse dichiarato che probabilmente la gente non era ancora pronta per un album così; qualcuno sosteneva che non avesse venduto quasi nessuna copia per il semplice motivo che i negozi non ce l'avevano affatto e a veder bene anche noi non l'avevamo trovato da nessuna parte; giravano voci che avessero utilizzato strumenti assurdi come le Onde Martenot e diversi modelli di Glockenspiel; c'è chi aveva messo in giro la voce che ci fossero addirittura campionamenti della misteriosa melodia futurista perduta, intitolata "Arie Sottili", di cui Bardi aveva ritrovato un'incisione su cilindro fonografico.
Insomma, se tutto fosse stato vero avremmo potuto parlare di complotto senza alcun dubbio.
Ma perché? Che scompiglio avrebbe potuto mai creare un disco della band livornese? Neanche si parlasse di Abdul Alhazred.
Ma la sostanza era che questo disco non ce l'avevamo, e forse non l'avremmo mai ascoltato.
Merda.
giovedì 26 febbraio 2015
Zombie Pizza
Capita, che il lievito scada. Quello usato per questa pizza era scaduto da trentatré giorni. Eppure il trattamento di resurrezione pare sempre efficace. Quanto lievito? Per quanta farina? A quale idratazione? E che forza ha la farina? E mille milioni di seghe mentale che i fissati della lievitazione si fanno ogni volta che c'è da fare una pizza.
Io faccio a occhio, come tutto in cucina.
La pizza, credetemi, era eccellente. Il giusto spessore, ben lievitata, croccante fuori, col bordo marcato e ben alveolato, il fondo ruvido e stuzzicante per il palato.
Ma per i maniaci ricostruiamo (sì, a occhio anche qui) le proporzioni: mezzo chilo circa di farina pessima, la doppio zero della Coop - manco quella biologica - e un po' di semola di grano duro; circa cinque grammi di lievito.
Sì, cinque. Scaduto. Da trentatre giorni. E' così, fidatevi.
Trattamento di resurrezione in acqua calda e zucchero; in mezz'ora o poco più fermenta tanto che l'acqua viene frizzante e si sente puzzo di BRIÀO.
Acqua quanta ne piglia, cosa volete che ne sappia, saranno un paio di tazze scarse. Un pizzico di sale.
Piglio le fruste elettriche e impasto a mano finché non ha una faccia che mi convince.
Fine.
Lievita per quanto tempo ho a disposizione (va bene, almeno due o tre ore, cristosànto, non siamo mica bestie) e alla fine impasto veloce sulla spianatoia, divido in due e stendo subito una delle due metà sulla teglia cosparsa di semola. Perché c'ho da mangiarla, la pizza, mica da costruirci un culto primitivo. Mentre la stendo scaldo il forno, al massimo, con un pentolino d'acqua che me lo mantiene sufficientemente umido.
Il resto giù, lo sapete fare. Condite, infornate, sfornate, mozzarella, infornate, ventilato, fuori e GNAM.
Ne vengono due teglie. La seconda la cuocio solo col pomodoro condito e quando è fredda la congelo, così basta tirarla fuori, metterci la mozzarella e cuocerla nel forno bollente, e in sette-otto minuti ecco una cena di ripiego niente male.
E basta farvi due palle così con la scienza della panificazione.
Fate la pizza, mica il Progetto Manhattan.
Ah, sappiatelo: la polpa Mutti fa il culo a tutti.
(e fa anche rima, ma è un caso)
Io faccio a occhio, come tutto in cucina.
La pizza, credetemi, era eccellente. Il giusto spessore, ben lievitata, croccante fuori, col bordo marcato e ben alveolato, il fondo ruvido e stuzzicante per il palato.
Ma per i maniaci ricostruiamo (sì, a occhio anche qui) le proporzioni: mezzo chilo circa di farina pessima, la doppio zero della Coop - manco quella biologica - e un po' di semola di grano duro; circa cinque grammi di lievito.
Sì, cinque. Scaduto. Da trentatre giorni. E' così, fidatevi.
Trattamento di resurrezione in acqua calda e zucchero; in mezz'ora o poco più fermenta tanto che l'acqua viene frizzante e si sente puzzo di BRIÀO.
Acqua quanta ne piglia, cosa volete che ne sappia, saranno un paio di tazze scarse. Un pizzico di sale.
Piglio le fruste elettriche e impasto a mano finché non ha una faccia che mi convince.
Fine.
Lievita per quanto tempo ho a disposizione (va bene, almeno due o tre ore, cristosànto, non siamo mica bestie) e alla fine impasto veloce sulla spianatoia, divido in due e stendo subito una delle due metà sulla teglia cosparsa di semola. Perché c'ho da mangiarla, la pizza, mica da costruirci un culto primitivo. Mentre la stendo scaldo il forno, al massimo, con un pentolino d'acqua che me lo mantiene sufficientemente umido.
Il resto giù, lo sapete fare. Condite, infornate, sfornate, mozzarella, infornate, ventilato, fuori e GNAM.
Ne vengono due teglie. La seconda la cuocio solo col pomodoro condito e quando è fredda la congelo, così basta tirarla fuori, metterci la mozzarella e cuocerla nel forno bollente, e in sette-otto minuti ecco una cena di ripiego niente male.
E basta farvi due palle così con la scienza della panificazione.
Fate la pizza, mica il Progetto Manhattan.
Ah, sappiatelo: la polpa Mutti fa il culo a tutti.
(e fa anche rima, ma è un caso)
sabato 17 gennaio 2015
giovedì 25 settembre 2014
Quaranta
E così ci siamo. Tutto come prima, a dire il vero, tranne per il fatto che ora c'è Olivia. Come da tradizione (sai che tradizione, sarà appena qualche anno) mi sono tolto la soddisfazione di ringraziare uno per uno e con una risposta personalizzata tutti quelli che si sono presi la briga di farmi gli auguri, via Facebook e per SMS. In aggiunta a questo mi va di condividere con voi, in ordine assolutamente casuale, un piccolo elenco di cose che mi hanno allietato la giornata e che per la maggior parte di voi saranno assolutamente insignificanti, tranne per qualcuno che coglierà qua o là delle impercettibili allusioni a cose di grande importanza; persone con cui condivido qualcosa di particolare e che, immagino, sorrideranno. Grazie ancora a tutti degli auguri e via con l'elenco.
- Ho acceso la mia pipa preferita, con una miscela di tre parti di Capstan, una di Samuel Gawith's Commonwealth e una di Rattray's High Society, a sua volta mescolata in parti uguali con trinciato Italia.
- Ho fatto una bella passeggiata con Olivia passando per le stradine di Vaiana.
- Ho pulito, puntellato, sarchiato e sistemato due file di pomodori che, con buona soddisfazione, hanno sempre frutti appesi e in via di maturazione
- Ho iniziato un nuovo sketchbook che avevo rilegato qualche tempo fa
- Ho fatto colazione coi budini di riso e ancora ringrazio Elena per averli presi
- Ho stappato una birra
- Ho scoperto la misteriosa identità degli "spinaci alti"
- Ho ascoltato ancora la storia della vicina delle pulcette
- Ho letto qualche pagina di Moby Dick
- Ho lavato i piatti
- Ho guardato Grand Budapest Hotel di Wes Anderson e mi dispiaccio di non averlo potuto vedere al cinema. Quel film è una meraviglia
- Ho mangiato dell'ottimo gelato e bevuto un corretto sambuca al vetro
- Ho cantato Mellow Yellow di Donovan
- Ho suonato il mio Mahimahi
Ci sentiamo tra quarant'anni.
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